Comfort Zone: quando il posto sicuro diventa una prigione
“La vita inizia dove finisce la tua zona di comfort” (Neal Donald Walsch).
Questo è un celebre aforisma di Neal Donald Walsch, autore di una serie di libri intitolata “Conversazioni con Dio”, che vuole significare che solo quando riusciamo a uscire dalla nostra zona di comfort, superando le nostre paure e le nostre convinzioni autolimitanti, riusciamo a vivere davvero. Ma cos’è questa zona di comfort o comfort zone? Il concetto di “Comfort Zone” deriva dalla psicologia comportamentale e in particolare dalla Teoria del Comfort Zone di Alasdair A.K. White, e indica la condizione
mentale in cui la persona agisce in uno stato di assenza di ansietà, con un livello di prestazioni costante e senza percepire un senso di rischio. E’ una condizione di routine, di familiarità e di sicurezza che ci fa sentire a proprio agio senza correre rischi o percepire dei pericoli. Ognuno di noi ha una comfort zone, ad esempio le relazioni sentimentali. Ci sono persone che infatti decidono di portare avanti relazioni sentimentali che non funzionano solo per la paura di restare soli o di non riuscire a trovare nessun altro, questo perchè anche una relazione dolorosa è una condizione di familiarità nella quale sappiamo sempre cosa aspettarci e le dinamiche che ne sono alla base. In questo modo ci si priva però della possibilità di cambiare e di crescere. Un altro altro esempio è il lavoro, per paura di fallire si preferisce ad esempio svolgere un lavoro insoddisfacente piuttosto che rischiare di affrontare un cambiamento e di conseguenza l’ansia ad esso associata. Stare nella comfort zone è una condizione positiva soprattutto se abbiamo vissuto periodi di forte stress e abbiamo bisogno di un posto sicuro nel quale rifugiarsi ma restare bloccati in questa condizione
mentale per lungo tempo può diventare una prigione entra la quale non c’è possibilità di crescita e di cambiamento.
Proprio per tali ragione è importante ogni tanto saper uscire da questa zona di comfort dove tutto è sicuro e prevedibile dandoci l’opportunità di evolvere, di scoprire e potenziare le risorse che possediamo ma che possono essere bloccate o usate in maniera inadeguata, di sperimentarci in nuovi ruoli o situazioni, conoscere meglio noi stessi chi siamo e cosa vogliamo assumendoci dei rischi e accettando l’incertezza che si sperimenta.
Ma come si può uscire dalla zona di comfort?
Nella pratica clinica succede spesso che le persone si rivolgano a noi proprio perchè bloccate in questa condizione dove tutto è familiare e prevedibile, ma che non da loro la possibilità di migliorare e di evolvere, proprio perchè ogni cambiamento porta con sé una certa dose di incertezza
e ansia. Per uscire da questa Comfort Zone si può partire da piccoli gesti quotidiani che però costituiscono la base di cambiamenti più grandi. Ad esempio un primo piccolo passo è quello di cambiare le nostre abitudini anche partendo appunto dai gesti quotidiani, modificando cosi le azioni
che svolgiamo automaticamente ogni giorno.
Un secondo passo può quello di svolgere ogni giorno un’attività diversa da quelle chi siamo abituati a fare ad esempio cambiare strada per andare al lavoro o uscire con persone diverse e nuove in modo da confrontarci con idee e stili di vita nuovi e arricchenti.
Infine un ultimo passo utile potrebbe essere quello di affrontare le nostre paure e sperimentare ogni giorno qualcosa che ci spaventa prestando attenzione alle emozioni che proviamo in quel momento.
Questo ci permette di diventarne più consapevoli e accettare il disagio che ne può derivare con una conseguente crescita personale.